VOLARE LONTANO

Andrea Louis Ballardini

MUSEO EBRAICO BOLOGNA  16 giugno – 31 agosto 2024

 “È un sogno che faccio spesso: prendo qualche bastoncino o stacco soltanto un ramo…mi ci appoggio come per la strada ci si appoggia ad un bastone…e questo basta a farmi volare lontano a lunghi balzi distesi, in salita, in discesa, come mi pare…”
(Franz Kafka, Lettera a Max Brod, Schelesen, gennaio 1919)

Lo scrittore di lingua tedesca Franz Kafka (Praga 3 luglio 1883 – Kierling, Vienna 3 giugno 1924), boemo di origine ebraica, di cui ricorre il centenario della morte, fu per tutta la sua vita strettamente legato alla città natale Praga e in particolare alla sua parte storica. Artista solitario, tragico, visionario ma razionale egli era allo stesso tempo di carattere amabile, curioso, attratto dalle novità e di indole sportiva. Franz Kafka amava fare da solo o in compagnia dei suoi amici stretti lunghe passeggiate attraverso le viuzze antiche della Città Vecchia che lo portavano attraverso i ponti sul fiume Moldava verso la sponda del quartiere di Malá Strana raccolto sotto il famoso Castello o verso i grandi parchi collinari da dove ammirava il magnifico panorama di tetti, cupole e torri della capitale attraversato dalla larga striscia del fiume. Per divertimento ma anche come ispettore delle imperial-regie assicurazioni contro gli infortuni di lavoro viaggiò per la Boemia e in particolare nella sua parte settentrionale, ai confini con la Germania, in una regione di piccole industrie ma ricca di fitti boschi, laghi e stagni, pittoresche cittadine e romantici castelli eretti in cima alle colline. Tracce di questi viaggi sotto forma di rapide ambientazioni, piccoli dettagli e atmosfere descritte in poche parole si ritrovano facilmente in tutta la sua produzione letteraria e dimostrano la fervida sensibilità e attenzione al paesaggio e alla natura dello scrittore. Kafka viaggiò diverse volte anche oltre i confini del Regno di Boemia. Andò in treno a Parigi, Vienna, Budapest, in varie città della Germania fino al Mar Baltico. In omaggio a una tradizione consolidata dai tempi del grande poeta tedesco J. W. Goethe, tra le mete dei giovani intellettuali mitteleuropei dei primi del secolo non potevano tuttavia mancare i paesaggi e i laghi delle Alpi del Trentino, della Lombardia e della Svizzera. Kafka visitò questi luoghi in compagnia del suo grande amico, anch’esso praghese, lo scrittore Max Brod, con il quale scrisse alcuni diari di viaggio. Quattro furono in totale i viaggi di Franz Kafka in Italia. I primi due (1909 e 1911) furono per il piacere del viaggio, per alimentare curiosità e immaginazione, gli ultimi due (1913 e 1920) riflettevano già la necessità di curare una salute malferma e minata dalla tubercolosi. Kafka soggiornò a Riva del Garda e visitò i dintorni e le belle cittadine del lago, fece sosta a Brescia, Milano, navigò sui laghi lombardi, si fermò brevemente a Venezia e Verona venendo da Trieste e per ultimo provò a curare i suoi polmoni a Merano.

La mostra del pittore italiano, ma praghese di nascita, Andrea Louis Ballardini è dedicata principalmente a temi che gli sono stati suggeriti dalla lettura dei diari, delle lettere o degli scritti di Franz Kafka dove compaiono elementi di paesaggio praghesi, della campagna boema o italiani. I dipinti esposti sono pensati come un percorso pittorico e sentimentale attraverso alcuni luoghi scelti tra quelli visitati da Kafka e rivisti “come attraverso i suoi occhi” cercando di coglierne l’intima atmosfera e l’essenzialità delle forme. Della mostra fanno parte anche i disegni, gli acquarelli, gli appunti di ricerca e alcune tavole dipinte preparate per le scenografie dello spettacolo Kafka: Lettere a Milena andato in scena a Bologna al Teatro del Baraccano.

Andrea Louis Ballardini nato a Praga nel 1960, dove si è formato in arte nel corso di pittura e restauro presso l’Accademia di Belle Arti. Membro dell’associazione degli artisti cechi SVU Mánes. Dal 1982 risiede a Bologna. Pittore, consulente d’arte e restauratore, illustratore di prosa e poesia, autore di scenografie teatrali. Fondatore dell’Associazione culturale italo-ceca Lucerna di Bologna.

Partnership del Progetto KAFKA 100 - BOLOGNA:

Museo Ebraico di Bologna

Teatro del Baraccano

Centro Ceco Roma

Centro Ceco Milano

Associazione culturale italo-ceca Lucerna di Bologna

Goethe Zentrum Bologna

Ringraziamenti:

Petr Andrýsek, Michal Herz, Jakub Klingohr, Vincenza Maugeri


Una giornata particolare

Olio su tela, 70 x 100 cm, 2023

Durante il suo primo viaggio in Italia, nel settembre 1909, Franz Kafka con i fratelli Max e Otto Brod fu spettatore del I Circuito aereo internazionale di Brescia - Montichiari, un evento sportivo e mondano di eccezionale importanza per lo sviluppo dell’aeronautica mondiale che fece confluire sul campo di volo pionieri dell’aviazione americani, francesi e italiani e migliaia di spettatori. Tra le varie personalità erano presenti anche Gabriele D’Annunzio e Giacomo Puccini.

Gabriele D'Annunzio, piccolo e debole, sgambetta apparentemente timido davanti al conte Oldofredi, una delle persone più importanti del comitato. Dalla tribuna sporge oltre il parapetto il volto energico di Puccini con un naso che si potrebbe definire da bevitore.

…Di nuovo si dà una spinta all'elica, meglio forse di prima, forse anche no; il motore si mette in moto con fracasso, quasi fosse un altro; quattro uomini trattengono l'apparecchio e nella bonaccia tutt'intorno la corrente suscitata dall'elica attraversa a ventate i camiciotti di questi uomini. Non si ode una parola, chi comanda è il rumore dell'elica, otto mani lasciano andare l'apparecchio che scorre a lungo sulle zolle come una persona maldestra su un pavimento cerato.

(“Gli aeroplani a Brescia”, Bohemia, 29 settembre 1909)

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I tempi moderni

Olio su tela, 40 x 30 cm, 2023

Kafka era di indole curiosa e sportiva. Durante il suo primo soggiorno a Riva del Garda nel settembre 1909, Franz Kafka con i fratelli Max e Otto fu spettatore del I Circuito aereo internazionale di Brescia - Montichiari. Il giovane scrittore ne trasse ispirazione per un lungo e colorito racconto col titolo Gli aeroplani a Brescia, pubblicato il 29 settembre 1909 sul Bohemia, quotidiano in lingua tedesca di Praga.

…ora viene invece l’apparecchio col quale Blériot ha volato sopra la Manica; nessuno lo ha detto, tutti lo sanno…il sole è sceso verso l’orizzonte e passando sotto il baldacchino delle tribune illumina le ali librate. Tutti guardano in alto con ammirazione, in nessun cuore c’è posto per altri. Egli fa un giro e si presenta quasi a perpendicolo sopra di noi. E tutti torcendo il collo vedono come il monoplano ondeggia, come è afferrato da Blériot e fatto salire.

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Lo straordinario volo del sig. Kašpar nei cieli di Boemia

Olio su tela, 50 x 70 cm, 2023

Già in aprile 1910 l’ingegnere boemo Jan Kašpar fece un primo tentativo di volo su un velivolo Blériot con motore italiano Anzani, al quale seguì nel mese di maggio 1911 un riuscitissimo volo di 120 km dalla città di Pardubice fino a Praga. L’aeroplano dell’ing. Kašpar, suscitando l’entusiasmo dei praghesi, fu esposto diversi giorni nel parco pubblico dell’isola di Sofia sulla Moldava, un luogo che Kafka frequentava durante le sue passeggiate solitarie o con gli amici. Un anno prima, nel suo resoconto Gli aeroplani a Brescia, Franz Kafka annotava:

…Max (Brod) fa la giusta osservazione che si potrebbe e dovrebbe organizzare qualcosa di simile anche a Praga. Non è necessario che sia una competizione di volo, dice, sebbene anche questa sarebbe interessante, ma dovrebbe essere facile invitare un aviatore, e nessun partecipante avrebbe da pentirsi. Ciò sarebbe semplice, c’è Wright che vola ora a Berlino, si tratterebbe soltanto di convincere costoro a fare una piccola deviazione.

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Paesaggio nelle vicinanze di Zürau

Acrilico su tela, 40 x 30 cm, 2024

Fra il settembre 1917 e l'aprile del 1918, Kafka soggiornò a Zürau, un borgo di campagna della Boemia occidentale boema, ospite della sorella Ottla. In questo luogo ameno e tranquillo che suscitò in lui la speranza di poter guarire dalla tubercolosi lo scrittore praghese completò su 105 foglietti numerati i famosi Aforismi di Zürau, una serie di 109 frammenti narrativi, parabole, pensieri o piccole immagini di diamantina purezza.

…Qui faccio una vita eccellente…non ho una camera al sole, è vero, ma un magnifico posto soleggiato dove mi posso sdraiare. Un’altura o per meglio dire un piccolo altipiano nel mezzo di un vasto bacino semicircolare…io lo domino e vi giaccio come un re, con le catene dei colli che sorgono circa alla mia stessa altezza…

(Lettera a Oskar Baum, settembre 1917)

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Inverno nei Sudeti

Acrilico su tela, 40 x 30 cm, 2024

Sudeti è la denominazione storica dei territori che comprendono i bordi settentrionali, meridionali e occidentali dell'attuale Repubblica Ceca e che furono abitati fino al 1945 da una popolazione a maggioranza germanofona. Kafka si recava in particolare nei Sudeti settentrionali per ragioni di lavoro, come ispettore delle imperial-regie assicurazioni contro gli infortuni di lavoro per controllare le condizioni di sicurezza delle numerose piccole industrie tessili, del legno, vetro e porcellana della regione.

…non si può viaggiare in slitta perché costa molto. E io credevo che fosse gratuito perché c’è tanta neve in giro…

…sono stato a Neustadt ai piedi della Tafelfichte...avendo i calzoni non rimboccati si affonda interamente nella neve, mentre se si rimboccano la neve sale dal di sotto fino alle ginocchia. Qui si potrebbe essere felici.

(Diari, 25.02.1911)

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Paesaggio autunnale con uccelli

Olio su tela, 40 x 30 cm, 2023

Kafka soggiornò a Zürau (Šiřem in ceco), un villaggio ad una ottantina di chilometri da Praga, tra la fine dell’estate del 1917 e la primavera del 1918. Era ospite di sua sorella Ottla, il cui marito aveva dei possedimenti nel paese. I pochi abitanti, qualche centinaio in prevalenza di lingua tedesca, erano quasi tutti dediti a lavori agricoli, soprattutto alla coltivazione del luppolo, essenziale per dare un aroma caratteristico alla birra ceca. Kafka amava passeggiare nei dintorni, raggiungendo su strade allora tutte bianche altri piccoli paesi come Oberklee (Soběchleby) o Flöhau (Blšany). Kafka riusciva con estrema precisione a cogliere un particolare, un’atmosfera, un micro episodio di quei paesaggi e vita di campagna, rendendoli perfettamente partecipi dei suoi racconti, non solo come fondale fisico ma anche psicologico.

…I corvi sostengono che un singolo corvo potrebbe distruggere il cielo. Questo è certo, ma non prova niente contro il cielo, perché il cielo significa proprio: impossibilità di corvi.

(Aforismi di Zürau, 1918)

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Paesaggio dei Sudeti con lago

Olio su tela, 40 x 30 cm, 2024

I Sudeti è la denominazione storica dei territori che comprendono i bordi settentrionali, meridionali e occidentali dell'attuale Repubblica Ceca, abitati fino al 1945 da una popolazione a maggioranza germanofona. Kafka si recava nei Sudeti settentrionali principalmente per ragioni di lavoro, come ispettore delle imperial-regie assicurazioni contro gli infortuni di lavoro per controllare le condizioni di sicurezza delle numerose piccole industrie tessili, del legno, vetro e porcellana della regione. La regione è montagnosa lungo i confini, con fitti boschi e numerosi stagni, laghi, cittadine e castelli eretti in cima a colline, offrendo una visione piena di suggestioni romantiche in tutte le stagioni dell’anno.

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Suite praghese (Sera di settembre a Petřín)

Acrilico su tela, 30 x 30 cm, 2024

Il monte S. Lorenzo o collina di Petřín è fra gli elementi di spicco del paesaggio praghese. Si affaccia sulla riva sinistra del fiume Moldava, di fianco al quartiere di Malá Strana e del Castello con la cattedrale di San Vito. Percorso da molti sentieri ne fanno parte vari giardini e parchi cittadini. La collina è delimitata dal Muro della Fame, vecchia linea di fortificazione medioevale, e vi si trovavano alcune cave di pietra dove Franz Kafka ambientò il finale del Processo. Ma la collina compare in diversi suoi scritti come nel racconto “Descrizione di una battaglia”, in una visione onirica e notturna.

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Suite praghese (Dal Mondo Nuovo)

Acrilico su tela, 30 x 30 cm, 2024

Il Mondo Nuovo è un borghetto di casupole di epoca medioevale e barocca che sorge in prossimità del Castello di Praga e del Fossato dei Cervi. Vi scorre una vita tranquilla, al riparo dei rumori e della folla della capitale. Pochi sono gli avventori delle sue stradine, perfette per passeggiate silenziose in qualsiasi stagione dell’anno e dell’animo.

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Suite praghese (Passeggiata nel parco del Belvedere)

Acrilico su tela, 30 x 30 cm, 2024

Dal 1908 fu eretto sul fiume Moldava un nuovo ponte in style Liberty che permetteva, partendo dalla Piazza della Città Vecchia, di raggiungere attraverso la strada di San Nicola (oggi via Parigi) un grande parco collinare dal quale si poteva ammirare il panorama di tutta Praga. Era una delle mete preferite di Franz Kafka che da quell’altura passava poi ai giardini Chotek fino al Giardino Reale toccando la bella costruzione della delizia del Belvedere, prima architettura rinascimentale del genere in Boemia.

…La sera passeggiata coi pensieri della mattina, solidi ma non fidati. Sosta nel parco Chotek. La più bella località di Praga. Canto di uccelli, il Castello con la galleria (il Belvedere), i vecchi alberi con le foglie dell’anno scorso, la penombra. Più tardi venne Ottla con D.

(Diari, 14.03.1915)

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Suite praghese (Santi del Ponte Carlo)

Acrilico su tela, 30 x 30 cm, 2024

Sopra le arcate del trecentesco Ponte di pietra o Ponte Carlo, sul fiume Moldava, passa la Via regale che unisce la medioevale Città Vecchia al quartiere di Malá Strana, ai piedi della collina di Hradčany con il Castello dei regnanti di Boemia. A partire del Seicento il ponte fu ornato con trenta gruppi di statue in pietra arenaria, scolpite dai migliori scultori del barocco boemo. Nei secoli seguenti il Ponte Carlo divenne uno dei luoghi preferiti delle passeggiate dei praghesi. Franz Kafka ne fu ispirato per una poesia giovanile (“…Gente che cammina su ponti scuri, davanti a santi dai flebili lumi…”), ne parlò nel racconto Descrizione di una battaglia, lo menzionò anche nei suoi diari:

 …con Ottla. Andato a prenderla dall’insegnante d’inglese. A casa passando dal lungo fiume, il ponte di pietra, un breve tratto della Kleineseite (Malá Strana), il ponte Nuovo. Mi hanno emozionato le statue dei santi sul Ponte Carlo. Strana luce di una sera estiva quando il ponte si svuota prima della notte.

(Diari, 19. 06. 1916)

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Arrivo a Friedland (il Castello)

Acrilico su tela, 40 x 30 cm, 2024

Nel mese di febbraio 1911 Franz Kafka fu mandato in missione nei Sudeti per conto delle imperial-regie assicurazioni di Boemia contro gli infortuni di lavoro. Viaggiò in treno durante una stagione particolarmente nevosa e prese alloggio nella cittadina di Friedland (Frýdlant) ai piedi dell’omonimo castello. La vecchia rocca medioevale era stata trasformata in un’imponente residenza rinascimentale che ai primi del Seicento appartenne al Generalissimo Conte Albrecht von Wallenstein, leggendario condottiero delle armate imperiali nella Guerra dei Trent’anni. Kafka visitò con interesse il castello e il parco sottostante e li descrisse in alcune pagine del suo diario di viaggio. A Friedland lo scrittore aveva anche trovato una scuola per la sorella Ottla che desiderava fare studi agrari. La cittadina, l’osteria dove soggiornò, la mole misteriosa del palazzo gli servirono da ispirazione quando, alcuni anni più tardi, iniziò a redigere il suo celebre romanzo Il Castello.

…Continuò dunque il cammino, ma era un cammino assai lungo. La strada infatti, cioè la strada principale del paese, non conduceva alla collina del Castello, ma soltanto nelle vicinanze; poi, come deliberatamente, descriveva una curva e sebbene non si allontanasse dal Castello non gli si avvicinava neppure…

(Il Castello)

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Franz Kakfa e Praga

Acrilico su tela, 80 x 120 cm, 2021, collezione privata, Bologna

Lo scrittore è colto come in un momento di ascolto assorto e fissa verso di noi uno sguardo che sembra provenire da lontano, con un sorriso indecifrabile che accompagna il movimento della testa, inclinata verso un sogno evanescente di cui nulla sappiamo. Al centro del dipinto vediamo la Praga di Kafka: in alto il Castello, sotto una danza di tetti dei quartieri antichi tra cui spicca quello merlato della Sinagoga Vecchia-Nuova e poi in basso il Ponte Carlo, condensati in un’unica visione onirica e notturna. È possibile immaginare Kafka come un passante attaccato al parapetto del vecchio ponte, fermo a scrutare le acque scure di un crepuscolo epocale che segna l’avvento della civiltà moderna.

…Gente che cammina su ponti scuri / davanti a santi / dai flebili lumi.

Nubi che scorrono sopra un cielo bigio / davanti a chiese / dalle torri evanescenti.

Qualcuno si appoggia al parapetto squadrato / e guarda l’acqua scura della sera /

Con le mani sulle antiche pietre.

(Lettera a Oskar Pollak, novembre 1903)

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Franz

Acrilico su tela, 80 x 120 cm, 2021, Museo Ebraico Bologna (MEB)

Il Castello di Praga si fa sogno distante sotto una pallida luna, mentre un santo per un istante ancora illuminato dalla propria aureola scivola nel fiume dal vecchio Ponte Carlo. Una forma inquietante prorompe nel quadro in alto da sinistra. E’ un grido spezzato lanciato nella notte nel quale si riconosce una citazione dal quadro Guernica di Pablo Picasso. Questa figura allude alla visione allucinata nel finale del romanzo il Processo e vuole rammentare gli orrori che colpirono Praga e l’Europa intera nel corso del secolo della modernità, orrori che Kafka presentì ma che la sua malattia gli risparmiò di vedere. “Il male conosce il bene, ma il bene non conosce il male

(Gustav Janouch, Colloqui con Kafka, 1952)

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Grüsse aus Italien (Saluti dall’Italia), Franz

Acrilico su tela, 70 x 100 cm, 2024

Quattro furono i viaggi di Franz Kafka in Italia in diverse stagioni della sua vita. I primi due (1909 e 1911) furono per il piacere del viaggio, per alimentare curiosità e immaginazione, gli ultimi due (1913 e 1920) riflettevano già la necessità di curare una salute malferma e minata dalla tubercolosi. Kafka conobbe il Lago di Garda e le sue cittadine, visitò Brescia, Milano, i laghi lombardi, soggiornò brevemente a Venezia e Verona venendo da Trieste, provò a curare i suoi polmoni a Merano. Nei suoi appunti di diario di inizio settembre 1911 troviamo come possibili mete menzionate anche Genova, Rimini e tralasciando Milano l’idea di “viaggiare da città in città fino a Bologna” (Diario, 4. 9. 1911). Rimini, Bologna…in quelle settimane il Resto del Carlino stava organizzando ai Prati di Caprara un “Grande raid aereo franco-italiano” sul percorso Bologna-Venezia-Rimini-Bologna. Ne parlavano tutti i maggiori giornali italiani e forse Kafka ne ebbe notizia sul Corriere della Sera mentre stava a Milano con l’amico Max Brod. L’evento poteva interessarlo vista la sua partecipazione come spettatore due anni prima al circuito aereo di Brescia. Ma di quel viaggio non si fece nulla perché Franz e Max lasciarono l’Italia per Parigi.

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Suite praghese (Vicolo degli Alchimisti)

Acrilico su tela, 30 x 30 cm, 2024

 … Mi trasferì a casa di Ottla, che allora era stata appena messa in ordine. All'inizio aveva molti difetti, ma non ho abbastanza tempo per raccontare tutti i fatti. Oggi mi va completamente bene. Per dirla tutta: il bel cammino a salire, il silenzio là, un muro sottilissimo mi separa dal vicino, ma il vicino è abbastanza silenzioso. Mi porto di sopra la cena e di solito rimango lì fino a mezzanotte; poi il ritorno a casa: devo solo decidere di interrompere ciò che faccio e dopo la camminata che mi rinfresca la testa. E la vita lì: è qualcosa di speciale avere la propria casa, chiudere a chiave la porta davanti al mondo, non della stanza, non dell'appartamento, ma della casa; poter Uscire dalla porta nella neve del vicolo tranquillo. Il tutto a venti corone al mese, provvisto di tutto il necessario dalla sorella, servito dalla piccola fioraia (allieva di Ottla) solo se necessario, tutto è perfetto e bellissimo.

(Lettera a Felice Bauer, fine dicembre 1916 – gennaio 1917)

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Mattina sul lago

Acrilico su tela, 70 x 50 cm, 2024

Come molti viaggiatori del centro Europa, anche Franz Kafka vide per la prima volta uno scorcio d’Italia venendo sul Lago di Garda e soggiornando nella cittadina di Riva che all’epoca faceva ancora parte dell’Impero Austro-Ungarico. Fu nel settembre 1909 e viaggiava con i suoi amici Max e Otto Brod. Nel 1913 visitò Riva e i dintorni del lago una seconda volta, da solo, rimanendo per cure in un sanatorio da settembre a metà ottobre, avendo anche una piccola “affaire” con una giovane sconosciuta. Molte delle sue impressioni e dettagli precisi di Riva, del porto e delle barche in uso sul lago serviranno per l’ambientazione del racconto metafisico “Il cacciatore Gracco”, storia di un cacciatore morto che ancora vaga per la terra perché l’imbarcazione che lo doveva condurre nell’Aldilà non riesce a trovare la giusta via. Una prima traccia del racconto si trova nel diario del 6 aprile 1917.

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ultima modifica 2024-07-02T16:39:36+02:00
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