Novità in libreria

"Si cerca di capire quali esseri umani abbiano potuto compiere e perpetrare lo sterminio di milioni di altri individui..."

COPERTINA COMPLETA DEFINITIVA LIBRO MURSIA.jpgAntonio Leggiero

Il profilo criminologico dei gerarchi nazisti

Mursia, 2023

Il libro affronta il fenomeno storico del Nazionalsocialismo, all’origine del Terzo Reich, indagando le figure che ne rappresentarono l’anima e la guida. I gerarchi nazisti, una parte dei quali sin dai primi anni Venti del Novecento aderì al Partito Tedesco dei Lavoratori, poi tramutatosi nel Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori, e prese parte attiva al putsch di Monaco di Baviera del 1923, rimasero costantemente a fianco del loro leader carismatico, Adolf Hitler, per i successivi venti anni fino al tracollo militare dell’impero sotto i colpi degli alleati, in particolare dell’armata sovietica. La fedeltà al capo fu un tratto comportamentale che li accomunò sostanzialmente tutti almeno fino al termine della Seconda Guerra Mondiale, mentre al processo tenutosi a Norimberga, città che era stata una delle incubatrici del nazismo, quasi tutti questi soggetti tennero atteggiamenti ipocriti di rinnegamento del recente passato e di sconfessione del credo hitleriano.
La gran parte di costoro visse fin da subito sentimenti di forte ammirazione e attrazione nei confronti di colui che, agli occhi loro e di molti altri tedeschi, sembrava offrire una via di riscatto dall’umiliazione vissuta dalla sconfitta Germania dopo la Prima Guerra Mondiale. Ci fu chi, come Rudolph Hess, dimostrò una fede cieca nel “superuomo” proveniente dall’Austria, e ci fu chi, come Göring, tenne un distacco maggiore rispetto al capo nonostante la convinta adesione al nazismo.
Ciascun gerarca fu attivo in uno o più settori della macchina statuale nazista, su di un versante impegnato a soddisfare le richieste, ora saltuarie ora continue, di Hitler, su di un altro versante orientato a trarre, all’occasione, dai rapporti con i pari livello il maggiore tornaconto personale possibile. L’autore del saggio ricorda puntualmente le relazioni tra i gerarchi, spesso improntate alla diffidenza reciproca e alla disistima, aspetti questi che tuttavia non inficiarono l’efficacia e l’efficienza del loro operato criminale. Dalle pagine emerge la sostanziale fragilità interna al gruppo dirigente di un apparato che, malgrado queste criticità, seppe esprimere un dinamismo e un’operosità impensabili entro un arco temporale tutto sommato modesto: dal 1933, anno in cui Hitler raggiunse il cancellierato, al 1945, anno della caduta del Reich.
Il livello intellettivo dei gerarchi era alquanto mediocre, e chi spiccava sugli altri primeggiava solo in termini relativi.
Tra i gerarchi c’era chi abbinava fede incondizionata e venerazione verso il capo e comportamenti rasentanti la follia (Hess), chi eseguiva gli ordini superiori, anche sadici con perverso godimento (Himmler, Streicher), chi mostrava grande scaltrezza non disgiunta da megalomania (Göring) eccellenti doti oratorie e, in senso lato, suasive (Goebbels) e la volontà di dare un impianto dottrinale e ideologico al nazismo (Rosenberg). Ciò che preme all’autore, che ha scritto questa opera proprio per provare a rispondere a determinati quesiti, è capire i fattori che contribuirono al sorgere di un passaggio storico tanto drammatico e luttuoso per l’Umanità intera. Leggiero sa che non troverà una vera risposta, una sola risposta, ma sente il bisogno, comprensibile e condivisibile, di andarne alla ricerca, considerato soprattutto il fatto che, come già ricordato poc’anzi, i capi dell’impero nazista spiccavano pressoché all’unisono per mediocrità intellettiva e culturale e per un’amoralità di fondo che li rendeva incapaci di frenare gli impulsi violenti provenienti dalla propria interiorità e di disattendere gli ordini, spesso omicidi e genocidi, provenienti da Hitler.
L’autore, avvocato e docente di criminologia, traccia di ogni personaggio un succinto profilo biografico e poi un quadro criminologico che illustra e dà conto delle dinamiche generative dei comportamenti tenuti, in privato e in pubblico, anche valendosi della letteratura prodotta sull’argomento nel corso dei decenni. Ne emergono ritratti di individui tanto inconsistenti e mediocri quanto sprezzanti della vita altrui e votati alla cieca obbedienza verso il Führer e, in pari grado, alla conquista di un potere assoluto su categorie di uomini socialmente più deboli. La ricca aggettivazione funge da perno di uno stile narrativo, calibratamente avvolgente, che si impegna nel trasmettere al lettore l’abnorme delirio di onnipotenza, sete di successo e brama di ricchezze che contraddistinse tutti i più stretti collaboratori di Hitler.

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Antonio Leggiero (Tufo, Avellino 1967), criminologo, avvocato e docente in Criminologia presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università Pegaso, è ricercatore storico e collabora con svariati quotidiani, riviste scientifiche, giuridiche, storiche e culturali in genere.

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ultima modifica 2024-03-13T14:58:18+01:00
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