"DIPINTI A VOCE. Sopravvivere con l'arte in un lager nazista" memorie di François Le Lionnais

VIDEOLETTURA con musica e immagini dalla Sala del Memoriale del Museo Ebraico di Bologna. Online dal 25 gennaio.

Le Lionnais_copertina_dipinti voce.jpgUn uomo resiste alla brutalità di un campo di concentramento nazista raccontando scene, dettagli e colori di opere d'arte ai compagni di prigionia. Facendo ricorso solo alla memoria e alla voce fa rivivere, nel luogo più improbabile, i capolavori della pittura che si sono depositati nella sua memoria come in un prezioso archivio.

Di questo parla il libro "Dipinti a voce. Sopravvivere con l'arte in un lager nazista" di François Le Lionnais, una delle più brevi e sorprendenti testimonianze sui campi nazisti, pubblicato da Marietti 1820, disponibile nelle librerie e anche in eBook sul sito della casa editrice e sulle piattaforme digitali.

Una videolettura del testo, realizzata senza pubblico nella Sala del Memoriale del Museo Ebraico di Bologna, viene proposta sui siti del Museo (www.museoebraicobo.it) e della casa editrice (www.mariettieditore.it) a partire dalle ore 10 di lunedì 25 gennaio, con due giorni di anticipo sul Giorno della Memoria, che il 27 gennaio di ogni anno ricorda la liberazione di Auschwitz, avvenuta nel 1945.

La lettura, accompagnata da immagini e musiche, è organizzata dal Museo Ebraico di Bologna e dalla casa editrice Marietti 1820; si avvale della ideazione e direzione di Roberto Alessandrini, della progettazione e organizzazione di Giulia Chinellato e Caterina Quareni, della regia e della voce narrante di Cesare Barbieri, delle riprese di Giacomo Manghi e dell'assistenza tecnica di Enrico Baraldi.

Ingegnere chimico, matematico e letterato, appassionato di scacchi, uomo enciclopedico dai mille interessi e, dopo la guerra, fondatore dell'Oulipo con Raymond Queneau, Le Lionnais entra nella Resistenza nel 1942, animato da ideali comunisti. Arrestato nell'aprile 1944, interrogato e torturato dalla Gestapo, viene rinchiuso nel carcere di Fresnes, nella Valle della Marna, utilizzato durante l'occupazione nazista della Francia per imprigionare i partigiani.

Alcuni mesi dopo viene deportato nel campo di concentramento di Mittelbau-Dora, vicino a Nordhausen, in Turingia, destinato alla produzione delle  "armi miracolose" alle quali la propaganda tedesca attribuisce la superiorità tecnologica della Germania e il compito di cambiare il corso del secondo conflitto mondiale. In quel luogo, in cui morirono circa un terzo dei 60 mila internati, Le Lionnais è costretto a lavorare alla catena di montaggio dei missili V2, che spesso modifica sabotandone il sistema di guida.

Ma agli occhi dei suoi compagni egli svolge un'altra attività, non meno importante e vitale. Durante gli interminabili appelli, descrive, con straordinaria minuzia, dettagli e colori di dipinti che conosce a memoria, valorizzando una specie di esercizio di osservazione e di memoria che era solito fare con gli amici prima della guerra: scegliere un dipinto del Louvre, guardarlo assieme agli altri, poi girare le spalle e descriverne delle parti su richiesta. Nel campo di concentramento quel gioco assume un'imprevista serietà, diventa un modo per fuggire con la fantasia e viaggiare in un mondo dipinto, per ricreare il tempo e lo spazio.

Resoconto di un originale tentativo di sopravvivenza, la testimonianza di François Le Lionnais non è un esercizio descrittivo fine a sé stesso, ma la testimonianza strabiliante del potere dell'astrazione, un atto di estrema resistenza che segna la vittoria della bellezza sull'orrore, trasformandosi in un autentico inno alla vita.

Online dal 25 gennaio a questo link

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ultima modifica 2021-01-22T11:52:34+01:00
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