DANTE E LE VIE DEGLI EBREI
MEB - Museo Ebraico di Bologna
IL RUGGIERO
Uno spettacolo de Il Ruggiero di e con Emanuela Marcante e Daniele Tonini
in testi, musiche, video, immagini
Seguiremo Dante nel suo peregrinare tra Bologna e la Romagna, terra piena di presenze e storie degli ebrei, da Forlì (la città di Guido Bonatti, astronomo e astrologo posto nell'Inferno) a Cesena e all'ultimo approdo, Ravenna. Saremo con Dante negli scenari della poesia, della bibbia, della mistica ebraica nel nome di Immanuello Romano, autore di un'opera dal titolo quanto più dantesco L'Inferno e il Paradiso:
“E come partimmo di là
e giungemmo a un altro luogo dell'Inferno,
vidi un uomo che era stato tra i potenti della terra.
I patimenti lo avevano sfiancato, la sua pelle era raggrinzita sulle ossa ma non aveva il viso rovinato:
ardeva di un fuoco che ardeva il fuoco stesso e che non si consumava.
…
mi disse “Cosa fai qui? Perchè sei qui?
Sei forse caduto anche tu tra gli empi?
Anche tu, come noi, vi sei finito?”
da L'Inferno e il Paradiso di Immanuello Romano (1261-dopo il 1328)
Approderemo al Dante mito dell'Unità d'Italia, fatto proprio dagli ebrei italiani risorgimentali, giungendo quindi al secolo dell'Olocausto in cui Dante sarà compagno nelle persecuzioni e nell'inconcepibile disumanità dei campi, come per Primo Levi:
“Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguir virtute e conoscenza.
Come se anch'io lo sentissi per la prima volta: come uno squillo di tromba, come la voce di Dio. Per un momento, ho dimenticato chi sono e dove sono.”
(da Primo Levi, Se questo è un uomo)
La storia di Dante nel mondo ebraico, compagno di ogni “canto” di dignità e libertà umane, prosegue nelle traduzioni ebraiche del nostro secolo, prosegue nel nostro tempo.
Dal 15 giugno in mostra al MEB
Dal 15 giugno al MEB l’opera di Tobia Ravà, Dante perso nella Selva Alchemica (sublimazione su raso acrilico, 2021): “Un punto di contatto fondamentale tra Dante e l’ebraismo compare in un passo del Paradiso (Canto XXVI, versetti 124/138) e nel De vulgari eloquentia, di cui ne parlò anche Umberto Eco nel famoso libro La ricerca della lingua perfetta nella cultura Europea, dove lo scrittore racconta di uno scontro/incontro – molto probabile – di Dante col pensiero di Abulafia”, dice Vittorio Robiati Bendaud.
Tobia Ravà in questa opera riflette su un ideale incontro avvenuto in un bosco alchemico, la selva oscura. Tra Dante Alighieri e Abulafia, che fu filosofo e mistico della Spagna sefardita e uno dei maggiori studiosi della Qabbalah dell’epoca medievale. Tobia Ravà ne fa una lettura simbolica e applica quel percorso della lingua ebraica che è chiamato ghematrià, ovvero la corrispondenza tra lettera e numero delle parole ebraiche, che fanno del testo biblico anche un testo matematico: le ventidue lettere dell’alfabeto ebraico corrispondono ad altrettanti numeri, le prime nove alle unità, poi le decine e le ultime quattro alle prime centinaia. E così, ad esempio, Dante scritto in lettere ebraiche - DALET4 ALEF1 NUN50 TET9 HEI5 - ha un valore ghematrico di 69 che corrisponde al valore di HADAS = mirto, da sempre il simbolo della fecondità.
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