Arpad Weisz. Se il razzismo entra in campo
Quest’anno in occasione del Giorno della Memoria 2025, la si può vedere presso il Teatro della Cooperativa di Milano dove l’abbiamo allestita in collaborazione con la Casa Editrice Minerva.
In concomitanza con la mostra, Gianfelice Facchetti, figlio del leggendario capitano dell'Inter Giacinto Facchetti, ha portato in scena un toccante spettacolo per rievocare la figura di Arpad Weisz.
Personaggio di spicco nella storia del calcio italiano, Weisz allenò l’Ambrosiana-Inter, vincendo lo scudetto nel 1930 e lanciando la carriera di Giuseppe Meazza, che fece debuttare con i neroazzurri a soli 17 anni, e poi il Bologna, con cui conquistò due scudetti consecutivi e la Coppa del Torneo dell’Esposizione di Parigi nel 1937.
La mostra è corredata dalle tavole illustrate di Matteo Matteucci, tratte dal volume “Arpad Weisz e il Littoriale”, che narrano le sue vicende calcistiche e storiche tra gli anni Venti e Trenta.
La carriera di Arpad Weisz si interruppe bruscamente nel 1939 a causa delle leggi razziali. Costretto a lasciare l’Italia con la famiglia, trovò rifugio in Olanda, ma nel 1942 fu arrestato dalle SS. La moglie Elena e i figli Roberto e Clara morirono subito ad Auschwitz, mentre Arpad morì di stenti nello stesso campo nel 1944.
Lo spettacolo di Gianfelice Facchetti esplora come il razzismo e l’antisemitismo trovino ancora spazio, anche negli stadi. Facchetti ricorda episodi di cronaca come gli insulti razzisti contro il calciatore Koulibaly e l'utilizzo dell'immagine di Anna Frank per offendere i tifosi avversari.
L'obiettivo è quello di combattere l'indifferenza e comprendere come evitare gli errori del passato. La mostra e lo spettacolo sono un monito per non dimenticare e per riflettere sull'animo umano di fronte all'odio e alla discriminazione.