L'astuto imbecille e altri scritti sveviani
Zeno Cosini non è «l’inetto»: è piuttosto un «astuto imbecille», espressione che Svevo mutua dalla comunità greca triestina. Sfatare luoghi comuni, ridefinire categorie logorate dall’uso è l’intento di questo libro a cento anni dalla pubblicazione della Coscienza di Zeno.
Alberto Cavaglion, storico e studioso della cultura ebraica, prende così in esame, tra l’altro, il plurilinguismo e l’uso delle fonti, con una particolare attenzione al ruolo di Joyce (Zois, preferiva scrivere Svevo) e al tema controverso dell’ebraismo, «amore illecito». E, ancora, con uno sguardo a due interpreti ebrei di Svevo, più acuti di altri: Vittorio Foa e Primo Levi a confronto con un autore troppo spesso ritenuto «testimone inattendibile» del Novecento italiano.
Marco Antonio Bazzocchi - Professore ordinario di Letteratura italiana contemporanea e Letteratura dell’età romantica. Tra i suoi interessi principali l'ermeneutica letteraria dedicata ad autori dell'800 e del 900, in particolare Leopardi, Pascoli, Pasolini, Campana. Gli ambiti di ricerca riguardano la rappresentazione della corporeità nel testo come veicolo di rappresentazioni simboliche, il rapporto tra letteratura e antropologia e la funzione della visualità nelle opere letterarie. Ha pubblicato saggi su Pasolini, Leopardi, la trasformazione dell'Italia attraverso la letteratura moderna.