ART CITY Segnala 2020
LUCA FRESCHI
Cariatidi
a cura di Niccolò Bonechi
in collaborazione con
Galleria Bonioni Arte - Reggio Emilia
Le Cariatidi di Luca Freschi, sculture monumentali composte da elementi in terracotta ceramica dipinta ed objet trouvè, si inseriscono nel percorso museale, quasi confondendosi con gli oggetti, le riproduzioni, i video e i documentari che appartengono alla sezione permanente.
Osservando le Cariatidi, lo sguardo corre sino al culmine dell’opera, attraverso un’ascensione metaforica generata dalla reale sovrapposizione di elementi dal forte valore simbolico, tra ready made e scultura: il vaso come contenitore di esperienze, le colonne antiche come fondamenta delle diverse culture, le statue classiche come rappresentazione della bellezza e della perfezione, la civetta come simbolo della conoscenza con riferimenti alla vanitas e alla tematica del memento mori.
«Le Cariatidi – spiega il curatore – non sono altro che un organico ed equilibrato gioco di incastri, reminiscenze personali e culturali che si sovrappongono, lasciando allo spettatore una libera interpretazione, o per meglio dire, la possibilità di ritrovarsi dentro le proprie esperienze, paure, emozioni. Caposaldo della ricerca di Luca Freschi è il concetto di memoria, che si materializza nelle sue opere attraverso l’accumulo di oggetti che fanno parte della memoria storica collettiva e, scendendo nel particolare, nel vissuto di ognuno di noi. Ecco che l’installazione Cariatidi, presentata a ridosso del Giorno della Memoria (27 gennaio), si identifica come simulacro, come contenitore emotivo, in cui si rifugiano i ricordi di tutti e la speranza che niente di ciò che è accaduto si ripeta in futuro».
Postcard from Exodus
Un viaggio tra pittura e realtà virtuale
in collaborazione con
In particolare il progetto è ispirato alla vicenda della nave Exodus che nel 1947, grazie anche all’organizzazione ebraica Haganah, tentò di portare illegalmente gli ebrei sopravvissuti alla Shoah verso l’allora Palestina Britannica che sarebbe diventata lo Stato di Israele.
Partendo da una suggestione dell’’ennesimo viaggio del popolo ebraico in fuga dai suoi persecutori, questa volta in direzione della Terra promessa, Giampietro conduce lo spettatore ad una riflessione su tutti gli spostamenti dei popoli.
Si può guardare l’opera a occhio nudo, ma, indossando un visore per la realtà virtuale, è possibile entrare anche direttamente nel dipinto vivendolo dall’interno in modo esperienziale e immersivo.
Una composizione audio a cura di Alessandro Branca permette di sentire voci e rumori di persone in fuga e di calarsi così ancora di più nella storia.
Museo Ebraico di Bologna
24 gennaio – 8 marzo 2020
Inaugurazione: sabato 25 gennaio, ore 21.00