Scuola secondaria di II grado

Tutti i percorsi proposti alle scuole possono essere modificati per essere portati in classe o svolti a distanza.

Mangiare da D-o
Un approccio interdisciplinare alla storia e alla cultura ebraica

Nel momento in cui smette di essere mero strumento di sopravvivenza, il cibo, la cucina e tutto ciò che vi gira intorno, diventano un veicolo di conoscenza reciproca e condivisione.

Sulla base di questo principio, è possibile utilizzare il cibo per avvicinare i ragazzi e le ragazze che frequentano la scuola alberghiera alla storia e alla cultura ebraica con un progetto multidisciplinare in due incontri: uno presso la nostra sede a Bologna, durante il quale ai ragazzi verranno presentati i principali concetti alla base dell'identità ebraica, tra i quali la kasherut, cioè quell'insieme di norme che definisce ciò che è adatto e ciò che non è adatto da mangiare per un ebreo e al termine del quale verrà pensato un menu kasher; e uno presso la vostra sede dove, con l'ausilio dei docenti di cucina, verrà realizzato (e degustato!) un piatto o un intero menu che rispetti la kasherut.

Per tutte quelle scuole interessate, ma che non presentano un corso di cucina, il progetto subirà delle variazioni.

È presa la decisione di espatriare
Storia di una famiglia ebraica tra persecuzione e dopoguerra

Nel novembre 1943, Attilio Sinigaglia, con la moglie Lina e i figli Elena e Giorgio, passa illegalmente il confine tra l’Italia fascista e la neutrale Svizzera.

La loro unica colpa è quella di essere nati ebrei e nel nostro Paese, nelle nostre città gli ebrei sono da anni perseguitati nei loro diritti e ora nelle loro vite.

Grazie a fotografie, documenti e testimonianze ripercorriamo la storia di questa famiglia che non avremmo difficoltà a definire “normale”, e, attraverso questa, anche le tappe della persecuzione antiebraica in Italia.

Come pecore al macello?
La Resistenza ebraica durante la Shoah

L'idea che gli ebrei si siano lasciati condurre come pecore al macello senza opporre alcun tipo di resistenza contro i nazisti e i loro collaboratori è piuttosto diffusa. In verità vi fu una Resistenza ebraica che si articolò in una realtà più complessa e sfaccettata, diversa a seconda dei momenti e dei luoghi e che non ebbe solo la forma della Resistenza armata, ma anche quella della Resistenza civile e si contretizzò anche all'interno di ghetti, di campi di concentramento e sterminio.

Chi era Arpad Weisz?
La persecuzione antiebraica in Italia attraverso la storia dell'allenatore ebreo del Bologna calcio

Arpad Weisz era un grande allenatore di calcio. A Bologna era riuscito a fare quello che nessun allenatore aveva mai fatto: vincere due scudetti e una coppa dell’Expo, a Parigi, contro l’Inghilterra. Ma Arpad Weisz era anche ebreo, un ebreo ungherese e quando in Italia vennero emanate le leggi contro gli ebrei neanche lui, così famoso e ammirato, fu risparmiato. Venne allontanato e per quasi sessant’anni il suo destino venne ignorato e la sua storia dimenticata.

Attraverso la ricostruzione della vita di Arpad Weisz ripercorriamo la storia della persecuzione antiebraica in Italia.

È possibile trasformare questa percorso in una uscita didattica attraverso le strade della città a partire dalla Certosa, per poi spostarsi allo stadio 'Dall'Ara' fino alle scuole 'Bombicci'.

Non solo Auschwitz
Le tappe della Shoah

Quello che oggi è diventato il simbolo per eccellenza della Shoah, Auschwitz e la sua modernità, non è che una fase dello sterminio e non coincide, e soprattutto non lo si deve far coincidere, con lo sterminio stesso.
Il genocidio degli ebrei è infatti stato il frutto di un percorso fatto spesso di tentativi, influenzato dalla personalità degli uomini che vi hanno contribuito e dalle peculiarità dei luoghi in cui è stato perpetrato. Non si tratta quindi di un percorso lineare, né, tanto meno, prestabilito in partenza.


L'altra faccia del consenso
Il campo di concentramento nazista

Il nazismo fu una complessa opera di seduzione, un’azione combinata di consenso e repressione, un sogno nel quale al concetto di popolo si sostituì quello di Volkgemeinschaft (comunità di popolo). Fu la creazione di un Noi che non corrispose necessariamente ai tedeschi, ma a coloro che per sangue, cultura, identità politica, fisicità rientravano nei canoni imposti dal regime. In contrapposizione al Noi tutti gli Altri, individuati come diversi, sacrificabili, in una parola: nemici.
In questa visione della società il campo di concentramento è uno strumento per separare Noi dagli Altri; è una realtà plurale che cambia funzioni e tipologia in base alle esigenze del regime; è una società basata sul capovolgimento della morale comune, ma non privo di regole, prassi, consuetudini, codici, linguaggi.

Mario Finzi, tra musica e antifascismo

Nonostante l’ostilità del padre che lo aveva voluto avvocato e che vedeva nella dedizione artistica una distrazione pericolosa, Mario Finzi dedicò, con successo, una parte della sua breve vita al pianoforte, strumento nel quale si diplomò nel 1930, a soli 17 anni.

Ma il suo impegno fu anche verso gli altri correligionari, profughi, partigiani. Fu arrestato, probabilmente su delazione, alla fine di marzo del 1944. Quando i fascisti perquisirono la sua casa portarono via tutto ciò che riuscirono a trovare. Solo pochi fogli si salvarono alla razzia, si trattava di spartiti di sue composizioni giovanili: una Sonata in fa minore, uno Scherzo, un Notturno, una Fuga a quattro voci. Mario Finzi morì ad Auschwitz il 22 febbraio 1945.

Attraverso la sua storia è possibile ripercorrere le tappe della persecuzione antiebraica in Italia.


Italia: terra di Giusti e ingiusti
Le scelte di vita durante la Shoah

La storia della Shoah ci dà la possibilità di ragionare e confrontarci sul concetto di responsabilità individuale. Uno dei modi per farlo è quello di analizzare, senza alcuna volontà di giudicare, ma semplicemente con l’intento di conoscere, le storie di alcuni uomini e alcune donne, diversi per educazione, età o estrazione sociale, che negli anni Quaranta vissero sotto la dittatura nazi-fascista. Non tutti reagirono allo stesso modo: la maggioranza scelse di non scegliere e rimase indifferente a ciò che stava accadendo a una parte dei loro concittadini; alcuni si schierarono dalla parte dei carnefici; altri, davanti alla barbarie della dittatura, ebbero il coraggio di scegliere di compiere “il bene possibile”. Queste persone sono state riconosciute Giuste tra le Nazioni e sono per noi un esempio, fonte di speranza e di conforto.

La casa della vita
Visita guidata al cimitero ebraico di Bologna

Il cimitero ebraico di Bologna, attualmente in uso, seppur separato da un muro, fa parte di quello della Certosa. Esso fu creato per volontà del rabbino Marco Momigliano a metà del IXI secolo, qualche anno dopo la ricostituzione della comunità ebraica di Bologna.

Attraverso le sue lapidi, il cimitero racconta la storia della sua Comunità: dall’emancipazione, alle leggi antiebraiche, alle deportazioni fino a oggi, offrendo spunti per approfondimenti e riflessioni sulla storia ebraica.

 

Giuliana e le altre
Storie di donne nella Shoah

in collaborazione con Patrizia Di Luca, Università degli Studi Repubblica San Marino

«Penso che […] la lettura del Lager fatta da una donna è completamente diversa, nello spirito, da quella fatta da un uomo. Sono convinta che le donne abbiano vissuto questa esperienza in maniera più sfaccettata e in un certo senso più ricca»*. Così Giuliana Tedeschi ripensa alla sua esperienza nei Lager nazisti e ci dà lo spunto per riflettere su cosa voglia dire essere donna ad Auschwitz o a Ravensbrück, senza per questo perdere di vista il fatto che uomini e donne ebrei sono stati assassinati nella Shoah non per la loro diversità di genere, ma per il loro essere considerati, appunto, come appartenenti alla “razza ebraica” e dandoci la possibilità di ricostruire, attraverso le sue parole e quelle delle sue compagne, la storia della deportazione femminile dall'Italia.

*Daniela Padovan, Come una rana d'inverno. Conversazioni con tre donne sopravvissute ad Auschwitz, Bompiani, 2004.

 

Dall'emancipazione alla Shoah
Visita guidata alla storia degli ebrei di Bologna

Le nostre città, se impariamo ad ascoltarle, ci raccontano la loro storia.

Così Bologna - con le sue lapidi, i toponimi, le pietre di inciampo - ci racconta la storia degli italiani di religione ebraica dall'emancipazione alla Shoah. La storia cioè di uomini e donne che a Bologna hanno vissuto, lavorato, studiato e ai quali la città ha voltato le spalle poiché ha permesso, con la sua indifferenza, che venissero deportati nel campo di concentramento e sterminio di Auschwitz-Birkenau.

In una passeggiata di circa due ore, ripercorreremo la storia di alcune di queste persone contestualizzandola all'interno della storia generale e della vita della città.


4000 anni di storia in un racconto itinerante
Visita guidata al museo e al ghetto ebraico di Bologna

La mostra permanente del MEB permette di fare un viaggio nella storia e nella cultura ebraica lungo 4000 anni. Dalla storia narrata nella Bibbia fino a quella dei giorni nostri, passando per le diaspore antiche, la distruzione del Tempio di Salomone, la diaspora europea, i ghetti, l’emancipazione, la Shoah e la nascita dello Stato di Israele, osservando al contempo gli oggetti della ritualità ebraica.
Per completare la visita è possibile uscire dal museo e compiere un piccolo percorso per le strade dell’ex ghetto sorto nella seconda metà del 1500 per separare gli ebrei dal resto della popolazione bolognese.


Tutti i percorsi:
• durano circa 90 minuti
• sono rivolti a un gruppo massimo di 25 persone
• si svolgono all'interno del MEB (tranne dove diversamente indicato)
• hanno un costo di € 5,00 a partecipante (minimo € 75,00)
Studenti e insegnanti che hanno preso parte ad uno dei programmi didattici possono
usufruire di uno sconto del 15% su libri, oggettistica e CD in vendita presso il Museo.

Per info e prenotazioni:
Francesca Panozzo
didattica@museoebraicobo.it
3495480585


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ultima modifica 2023-09-21T16:51:03+01:00
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